Le Specie Aliene

‍Le specie aliene sono quelle specie trasportate dall'uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d'origine.

Parliamo di specie aliene per definire quegli organismi che sono stati trasportati volontariamente o involontariamente dall’uomo in un’area in cui non erano presenti in precedenza. 

Il Mar Mediterraneo è ritenuto un hotspot di biodiversità̀ con più̀ di 17,000 specie segnalate finora, delle quali circa un quinto è considerato endemico del bacino (Coll et al., 2010). 

Tuttavia, a causa delle minacce dell’impatto causato dal cambiamento globale e dell’introduzione delle specie aliene, il Mar Mediterraneo è tra i più impattati a livello globale. 

Le nuove introduzioni di specie marine aliene sono state accelerate negli ultimi decenni dalla rapida globalizzazione e dalle crescenti tendenze del commercio, dei viaggi e dei trasporti (Hulme, 2009; Katsanevakis et al., 2013a). 


La distribuzione di tali specie differisce nei due bacini orientale ed occidentale: mentre nel bacino occidentale la maggior parte delle specie sono state introdotte dal traffico marittimo attraverso le acque di sentina o di zavorra, nel bacino levantino vi sono prevalentemente specie lessepsiane, entrate attraverso il canale di Suez (1869), solitamente dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo, e con la costruzione della diga di Assuan nel 1964. Il Canale di Suez ha rappresentato la via più ampia per l'ingresso di queste specie: più di 300 specie eritree – principalmente molluschi, pesci, crostacei decapodi, policheti e alghe – si sono insediate nel Mediterraneo orientale, principalmente lungo le coste levantine. 

Nel Mediterraneo settentrionale troviamo diversi ambienti lagunari dove prevale la maricoltura di molluschi e il trasporto illimitato di specie di molluschi esotici commercialmente importanti ha portato a numerose introduzioni involontarie di agenti patogeni e parassiti.

Le specie aliene possono diventare invasive e sostituire le specie native o autoctone, apportando numerosi effetti negativi all’ecosistema e al sistema socio-economico. Infatti, quando si stabilizzano, le specie IAS (Invasive Alien Species) causano la perdita di biodiversità, una modifica dell’habitat e possono alterare le proprietà̀ delle reti trofiche portando al fenomeno della cascata trofica. Inoltre, possono avere un impatto sulla salute umana con l’introduzione di agenti patogeni.


Figura 1: Distribuzione di specie non indigene nel bacino Mediterraneo. Fonte: modificato da Zenetos & Streftaris, 2008


In accordo con le ultime revisioni regionali, circa il 13.5% di queste specie sono classificate come invasive in natura, con dominanza delle macrofite (macroalghe e fanerogame marine) nel Mediterraneo occidentale e nell’Adriatico, e di policheti, crostacei, molluschi e pesci nei sotto-bacini centrale e orientale (Galil, 2009; Zenetos et al., 2012). 

Figura: 2 Presenza di specie aliene marine nel Mediterraneo. Fonte: da Zenetos et al., 2012 

Callinectes sapidus Rathbun, 1896

Callinectes sapidus è un granchio della famiglia dei portunidi, detti anche granchi nuotatori. Originario dell’Atlantico occidentale e del golfo del Messico è una specie molto apprezzata per la sua importanza culinaria ed economica. Dagli inizi dello scorso secolo e grazie a ripetute e indipendenti introduzioni attraverso le acque di zavorra delle navi, il granchio blu ha invaso le coste di molti paesi nel mar Baltico, mar Nero e mare di Azov e di almeno 12 paesi del Mediterraneo. La prima segnalazione di questa specie in Mediterraneo risale al 1948 (Venezia). 

Curiosamente, negli Stati Uniti il granchio blu è considerato un prezioso crostaceo e sostiene un'importante attività di pesca (Sharov et al., 2003; Perry, 2015). Nell'ultimo decennio, diverse ricerche hanno messo in evidenza le elevate qualità nutrizionali della carne di granchio blu del Mediterraneo ( Küçükgülmez e Çelik, 2008; Zotti et al., 2016a), e le piccole attività di pesca di C. sapidus si trovano attualmente in Turchia (Ayas e Ozogul, 2011) e nella Grecia settentrionale (Kevrekidis et al., 2013).

Figura 3: Presenza di Callinectes sapidus Rathbun, 1896. Fonte:modificato Suaria et al, 2017


Dalla immagine è evidente che la maggior parte delle registrazioni proviene da habitat costieri vicini a immissioni di acqua dolce. Ciò non sorprende, poiché i granchi blu utilizzano tutti i regimi di salinità per completare il loro ciclo di vita e gli ambienti lacustri sono utilizzati per l'accoppiamento e come habitat di nidificazione.

Attraverso questionari rivolti ai pescatori, è risultato che dove è aumentata l’abbondanza del granchio blu ci sono innumerevoli danni nelle attività di pesca che affliggono le popolazioni di pescatori locali.

Uno dei problemi principali del granchio blu è il fatto che nel Mare Nostrum non trova predatori e si nutre quindi di uova, larve e novellame di pesci e invertebrati autoctoni.

Per questa specie, stando ai dati bibliografici e ottenuti dalle interviste con i pescatori, si è osservato un incremento significativo a partire dal 2010.


Callinectes sapidus (Rathbun, 1896). Fotografia scattata da: Carlotta Santolini


Pomatomus saltatrix (Linnaeus, 1766)

Il pesce serra Pomatomus saltatrix (Linnaeus, 1766) è un teleosteo appartenente all’ordine Scombriformes, famiglia Pomatomidae.

È l’unico rappresentante vivente del suo genere e della sua famiglia e presenta una distribuzione tropicale e subtropicale a livello mondiale che comprende l’oceano Atlantico settentrionale e meridionale occidentale, le isole Azzorre, la parte meridionale dell’oceano Atlantico europeo, le coste del mar Mediterraneo, il mar Nero e mar di Marmara, le coste africane dell’oceano Atlantico, l’oceano Indiano, Australia e Nuova Zelanda (Randall 1995, Juanes et al. 1996). 

Il fattore principale che influenza il ciclo vitale, le abitudini naturali e quindi l’abbondanza della specie è sicuramente la temperatura.

La distribuzione mediterranea di Pomatomus saltatrix coincide con temperature della superficie del mare comprese tra i 18°C e i 27°C nel periodo primaverile ed estivo (Juanes et al., 1996). 

L’incremento progressivo dell’abbondanza di P. saltatrix in queste aree potrebbe aver portato anche alla competizione di questa specie con altre specie di predatori precedentemente abbondanti, come ad esempio alla spigola (Sabatès et al., 2007, Sabatès et al., 2008, Sabatès et al., 2009, Sabates et al., 2012). Infatti, negli scenari futuri, a causa del riscaldamento globale si assisterà probabilmente a una competizione tra una specie boreale, come la spigola, e una subtropicale, il pesce serra. 

Nelle regioni in cui questa specie è presente da più tempo si ha un mercato con dei prezzi ben stabiliti, mentre nelle nuove aree di colonizzazione risulta essere una risorsa alimentare ed economica poco sfruttata.

Pomatomus saltatrix (Linnaeus, 1766)



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